Rifugio Quinto Alpini

Emerge come un’apparizione, quasi fosse un’illusione, nel paesaggio lunare dell’anfiteatro circondato dalle maestose cime del Gruppo Ortles-Cevedale. Un punto giallo che risalta tra rocce, neve e ghiaccio, attirando gli sguardi di chi cerca costantemente una motivazione per affrontare l’ultimo tratto di salita, tanto faticoso quanto esigente. Il Rifugio Quinto Alpini è una tappa imperdibile per gli amanti della montagna: un piccolo tesoro incastonato nella natura incontaminata della Val Zebrù, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, nell’Alta Valtellina. Il punto d’ inizio per il trekking verso il Quinto Alpini attraverso la Val Zebrù è al termine dell’abitato di Niblogo, una piccola frazione del comune di Valfurva. Qui è disponibile un piccolo parcheggio gratuito dove lasciare l’auto; in alternativa, è possibile sostare nella vicina frazione di Fantelle. In entrambi i casi, il sentiero da seguire è il numero 529, che si snoda inizialmente su una strada sterrata in leggera discesa, inoltrandosi nella valle. Il segnavia suggerisce un tempo di percorrenza di 5 ore per raggiungere il Rifugio Quinto Alpini, ma non lasciatevi intimidire: è decisamente abbondante, e con un ritmo medio si può arrivare al rifugio in circa 4 ore, 4 ore e mezza, o anche meno per chi è particolarmente allenato. Raggiunto un primo ponte sul torrente Zebrù, il sentiero comincia a salire con pendenze inizialmente dolci, per poi presentare un tratto leggermente più impegnativo che porta alle baite e agli alpeggi delle località Zebrù di Fuori, Zebrù di Dentro, Baite di Pecé e Pramighèn. Dopo circa due ore dalla partenza, si arriva al Rifugio Campo, situato a 2000 metri di altitudine, immerso nel verde lussureggiante della Val Zebrù: arrivare fin qui può rappresentare un ottimo traguardo per chi è meno allenato o per le famiglie con bambini piccoli. Dal Rifugio Campo si prosegue lungo il sentiero 516 fino a raggiungere, dopo una decina di minuti, un ultimo ponticello di legno. Attraversato il ponte, invece di seguire la strada sterrata, si imbocca il sentiero che permette di tagliare i tornanti, risparmiando metri preziosi e arrivando così più velocemente alla Baita del Pastore, a quota 2.166 metri. Da qui, i cartelli segnaletici indicano 2 ore e 10 minuti di salita fino al Rifugio Quinto Alpini, situato a 2.877 metri di altitudine. Questo è senza dubbio il tratto più faticoso di tutto il percorso, con i 700 metri di dislivello che si fanno sentire fin da subito, accompagnati da pendenze elevate che non danno tregua fino alla fine. In questa sezione si nota anche il cambiamento del paesaggio circostante: i verdi pascoli lasciano spazio a un ambiente tipicamente alpino fatto di rocce, ghiaioni e nevai che resistono fino a metà luglio. Sebbene il sentiero si sviluppi in tornanti che attenuano un po’ la fatica, il fondo ghiaioso richiede comunque attenzione, soprattutto durante la discesa. La vista del tetto giallo del Rifugio, sempre più vicino, incoraggia a tenere duro fino a raggiungerlo dopo 4 ore di salita: una vera soddisfazione! A rendere speciale il Rifugio Quinto Alpini è senza dubbio la vista spettacolare, ma altrettanto l’accoglienza genuina dei gestori Elena e Michele e del loro straordinario team: sorrisi e cordialità qui non mancano. E il giusto premio per chi arriva fin qui è anche l’eccellente cucina del Rifugio! Prima di riprendere la via del ritorno, è d’obbligo una breve salita al punto panoramico sul ghiacciaio dello Zebrù; con un po’ di fortuna, potreste anche avvistare l’ospite più celebre del Rifugio: Foxy, la dolcissima volpe che ne è diventata ormai la mascotte. La discesa avviene lungo la stessa via della salita e, in circa 3 ore abbondanti, sarete nuovamente al parcheggio di Niblogo.

Bellissime foto di @saramente

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